"LIFEL1K3" di Jay Kristoff (Review Party in collaborazione con Mondadori)
La seguente recensione è svolta in collaborazione con la CE Mondadori/OscarVault in occasione del Review Party dedicato all'uscita Italiana della trilogia LIFEL1K3. Ancora grazie alla Casa Editrice per avermi dato la possibilità di leggere in anteprima ebook la trilogia.

Non è la prima volta che Jay Kristoff si cimenta nel genere Sci-Fi: la prima volta lo ha fatto con Illuminae, poi con Aurora Rising e adesso è venuta la volta di una nuova trilogia da lui interamente scritta, ovvero LIFEL1K3. Lifelike, primo libro dell'omonima trilogia, si colloca nell'ambito del romanzo distopico fantascientifico con atmosfere e ambientazioni tipicamente steampunk. L'hype che ogni volta si genera dietro ogni libro di questo autore è come sempre spropositato: ad ogni modo, nonostante un inizio alquanto caotico, Kristoff è riuscito a creare un'opera di alto potenziale e di grande intrattenimento. Probabilmente il potenziale a disposizione non è stato sfruttato nel migliore dei modi, ma, soprattutto per chi è abbastanza intrigato dalle atmosfere steampunk e dal genere distopico, Lifelike potrebbe essere un libro che potrebbe divertirvi, incuriosirvi e probabilmente anche sorprendervi.

"Li abbiamo creati per essere proprio come noi. Tutta la nostra conoscenza, la nostra identità...le abbiamo riversate in loro. Devono essere persone, e gli individui non fanno proprio questo? Amarsi?"

Il punto più forte di Lifelike è senza alcun dubbio la trama: superata la caotica introduzione al mondo (che Kristoff sbatte in faccia al lettore con pochissimi approfondimenti) e una volta che si è familiarizzato con la terminologia e gli aspetti chiave del mondo, la storia ingrana sempre più, con una tensione progressivamente crescente, un ritmo incalzante e una scrittura estremamente scorrevole (personalmente ho divorato il libro in 2 giorni). La narrazione è svolta in terza persona e vede la rotazione dei pov dei personaggi principali, in modo particolare le due protagoniste, Eve Carpenter e Lemon Fresh. In questo primo libro il focus è principalmente sul personaggio di Eve di cui si esplora il passato, l'origine e la misteriosa identità attraverso una serie di flashback che nella prima metà del libro saranno posti a inizio capitolo. Questa struttura riprende, sebbene in modo meno articolato, l'impostazione usata dallo stesso autore nella trilogia di Nevernight, sfruttata per conoscere in modo più approfondito il personaggio di Mia Corvere (ma sappiamo bene tutti che a Kristoff piace scopiazzarsi e scopiazzare gli altri). Altra caratteristica distintiva della trama tipica dell'autore è la costruzione del finale e del colpo di scena conclusivo: in questo caso l'articolazione della trama non è paragonabile a quella di altri lavori dell'autore, anche se devo dire che la conclusione mi ha abbastanza soddisfatto (oltre che scioccato) e incuriosito, desideroso di proseguire col secondo volume della trilogia. Probabilmente su certi aspetti un po' prevedibile, ma dal sottoscritto abbastanza apprezzato per aver dato una costruzione leggermente più originale del passato della protagonista Eve.

I personaggi sono gli elementi che più mi hanno lasciato perplesso su alcuni aspetti, anche se nel complesso non mi hanno particolarmente deluso: un po' come in Aurora Cycle, Kristoff si rifà ad alcuni stereotipi per costruire i personaggi, ma questa volta partendo da tali stereotipi riesce a creare dei personaggi senza dubbio più interessanti rispetto alle macchiette di Aurora Cycle, probabilmente più sulla scia di Illuminae_Files. La protagonista Eve Carpenter è il personaggio al centro della scena: Eve pensava di aver ben chiaro quale fosse la sua identità e il suo passato, ma un evento metterà in discussione ogni sua certezza. Non si instaura una profonda connessione empatica con la protagonista, ma Kristoff riesce a trasmettere bene al lettore un elemento chiave del personaggio: il suo profondo dissidio interiore, la paura di scoprire la propria identità, il crollo di una certezza che mette in discussione tutti i suoi affetti, una corazza che progressivamente cade per mostrare una profonda fragilità interiore.
"Suppongo che, invece di lasciare che i tuoi ieri ti abbattano, magari potresti concentrarti sul costruire ricordi più felici oggi. Così li avrai per domani"
Accanto a Eve però, probabilmente il personaggio di Lemon Fresh è quello che probabilmente spicca per maggiore originalità: un'amica leale, fedele fino alla fine, un'amica che sbaglia, ma che proprio per questo si dimostra ancor più autentica. Lemon è quell'amica un po' stramba che non ti aspetteresti mai di conoscere, eppure nel profondo ha un cuore enorme, ed è pronta ad attraversare il mondo intero per il bene di Eve. Di contorno in questa piccola found family sono il logika Cricket, il melampo Kaiser, Silas e il sembiante Ezekiel: questi mi hanno colpito sicuramente meno rispetto alle protagoniste, e li ho trovati abbastanza funzionali alle prime due, ma senza dubbio alcuni di loro si sono rivelati fondamentali per smorzare quei pochi punti morti della narrazione, suscitando il riso del lettore. Una piccola found family che non sarà indimenticabile, ma che senza alcun dubbio si dimostra alquanto particolare e bizzarra nel modo di presentarsi.
"<<Perciò chi sono Lem?>> <<Sei la mia amica per la pelle>> insistette la ragazza, stringendola forte. <<Il tuo passato non influenza il tuo futuro. Non ha importanza chi eri. Solo chi sei>>"

Punto
abbastanza spinoso è quello del worldbuilding: si tratta di un mondo
post-apocalittico, in cui le guerre (si fa riferimento alla così detta Guerra
4.0) e l'inquinamento hanno devastato il pianeta (probabilmente anche uno
spaccato di quello che ahimè un giorno la Terra potrebbe diventare), mentre la
tecnologia ha raggiunto livelli notevoli. Il potere in tale società è
appannaggio di tre CorpoStati: BioMaas, Daedalus e Gnosis. Nel caso specifico nello
Yousay (ovvero gli attuali USA), la regione in cui si svolge la storia, una
vasta terra desolata e avvelenata dall'inquinamento e dalle guerre, le tre
corporazioni principali continuano a lottare per il controllo delle risorse
rimanenti. In questo mondo i robot vengono sfruttati per tutto e possono
grossolanamente essere suddivisi in: automi (non hanno intelligenza propria e
agiscono secondo delle linee guida), machina (che necessitano di un essere
umano per funzionare) e logika (dotati di una propria intelligenza e capaci di
essere indipendenti). A questi poi si aggiungeranno i Sembianti (in inglese
appunto "Lifelike"), dei veri e propri androidi in tutto e per tutto simili agli
esseri umani, non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, in
quanto dotati di una coscienza, sebbene basata su quella di altri esseri umani,
e dunque per questo motivo ancor più simili ad essi:
"I Sembianti possiedono la capacità di provare sentimenti proprio come un umano adulto, ma difettano dell'esperienza di una vita nel trattare con tali sensazioni. Francamente, sono pericolosi"
"Immagina di avere a disposizione tutta la tua capacità di amore e odio, gioia e rabbia, e soltanto un paio di anni per imparare come gestire tutto quanto. A volte mi sembra che la mia mente stia straripando e tutto ciò che posso fare è non affogare"
Cosa ancor più importante ognuna di queste specie di robot è codificata dalle Tre Leggi della Robotica, degli imperativi che impediscono ad essi di agire liberamente ma solo ed esclusivamente a favore degli esseri umani. Questo è il terreno su cui si muove la storia: senza dubbio affascinante e non eccessivamente articolato, ma, nonostante ciò, avrei gradito che fosse presentato in modo migliore. Il lettore è come se venisse buttato a capofitto in questo mondo e raccogliere tutte le informazioni esposte sopra non è stato per nulla facile e immediato. Il potenziale di questo worldbuilding è enorme, probabilmente tanto grande da non essere sfruttato a pieno: le implicazioni etiche e sociali che genera e gli spunti di riflessione sono presenti, ma non sono a mio parere perfettamente integrati nella storia come avrebbero dovuto, alcuni rimanendo così molto di contorno rispetto alla trama principale.

Lifelike mette nel calderone tante tematiche e tanti spunti di riflessione, fra queste è possibile annoverarne alcune: la differenza tra essere umani e IA, quanto è effettivamente marcato il confine tra queste due entità e dunque cosa effettivamente rende un'entità umana e cosa no; libero arbitrio e predeterminazione, quanto effettivamente possiamo essere capaci di avere in mano le redini della propria vita; dove lo sviluppo tecnologico è in grado di condurre l'essere umano e soprattutto quali potrebbero essere i suoi potenziali sviluppi e utilizzi. A tutto ciò ovviamente si aggiunge anche una storia interessante di amicizia, scoperta della propria identità, inganni, manipolazione, famiglia. Il mondo ideato da Kristoff apre innumerevoli questioni, forse anche troppe: un mondo decisamente dal potenziale troppo vasto per il target a cui fa riferimento l'autore e che temo non possa essere sfruttato e reso nel migliore dei modi. A testimonianza di ciò, nonostante abbia colto tutte queste tematiche, non ho riscontrato un elevato grado di introspezione psicologica o di particolare approfondimento: alcune sono integrate alla trama principale, soprattutto quanto concerne alla delineazione del comportamento delle IA, altre le ho trovate più di contorno che essenziali all'interno della storia. Senza dubbio i seguiti della trilogia possono decisamente puntare più in alto, ma le possibilità che si aprono di fronte a questo scenario sono davvero tantissime, affascinanti e accattivanti.
"Tutto il dolore e le ombre nel suo passato avevano davvero importanza? Oppure poteva decidere di non lasciare che la definissero? Non doveva negarli. Forse Bastava semplicemente che li accettasse. Forse era il momento di riconoscere chi era stata ieri e decidere chi volesse essere domani"