"La Maschera del No" di Camille Monceaux

29.05.2022

Certi libri arrivano come un fulmine a ciel sereno: sono quelle letture su cui non punteresti nulla, quelle letture che leggi tra una lettura impegnativa e l'altra pensando che sarà una storia come le altre, a cui resterai indifferente e impassibile. Dopo quasi un anno dalla sua uscita finalmente mi sono dedicato alla lettura del primo libro della tetralogia delle Cronache dell'Acero e del Ciliegio di Camille Monceaux, La Maschera del No, cui mi sono approcciato senza troppe aspettative e che alla fine di tutto si è rivelata essere una delle letture migliori dell'anno. Monceaux con il suo libro d'esordio dimostra di aver raggiunto tre importanti traguardi, tre principali punti di forza che caratterizzano la sua particolare storia: uno stile di scrittura estremamente immersivo, perfetto per chi vuole leggere per sognare ad occhi aperti; una caratterizzazione dei personaggi protagonisti attenta e completa, che, nonostante risulti preponderante rispetto alla delineazione della trama, riesce ad integrarsi perfettamente con essa; cura, ricerca e massimo rispetto per storia, cultura e tradizioni giapponesi, elemento cruciale nella narrazione dato che Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio si inquadrano perfettamente nel genere del romanzo storico, in cui la Storia vera e la storia fittizia dei personaggi creati dall'autrice devono convivere in armonioso equilibrio, senza che l'una influenzi troppo l'altra e viceversa. 

Si parta da un importante presupposto: se cercate una storia dinamica, ricca di azione, colpi di scena e suspense da farvi salire un'adrenalina da capogiro, allora La Maschera del No non potrà essere un libro adatto a voi. La storia di Ichiro, il protagonista che narra in prima persona questa prima fase della propria vita, dalla sua nascita al culmine della sua adolescenza a 17 anni, è una storia che si prende il suo tempo per ingranare e per coinvolgere il lettore: il ritmo è lento, ma la scrittura di Monceaux non fa mai pesare questa lentezza del ritmo narrativo, perché ad ogni capitolo ci mostra sempre una nuova sfumatura del protagonista, così da rendere ancor più chiaro il percorso e la dolorosa direzione della parabola che la sua vita sarà costretta a prendere di fronte alla cruda realtà del contesto storico in cui è ambientato La Maschera del No, ovvero i primi anni del 17esimo secolo caratterizzati dalla presenza dello Shogunato. Ne La Machera del No non bisogna aspettarsi sensazionali colpi di scena o epiche battaglie, ma una vera e propria esperienza, un viaggio che il lettore compirà insieme a Ichiro, volto a scoprire le sue origini, la sua discendenza, la propria famiglia, la propria vera identità e quel mondo che egli per buona parte della sua vita non è stato in grado di vedere perché chiuso all'interno di una bolla idilliaca che inevitabilmente sarebbe andata incontro a rottura. Un viaggio che porta alla scoperta del mondo, ma soprattutto alla scoperta di se stessi.

Ichiro è il protagonista attorno cui ruota l'intera storia: procedendo sempre di più nella lettura è impossibile non affezionarsi al suo personaggio e alla crescita che affronterà nel corso degli anni che precedono il suo ingresso all'età adulta. Ichiro non ha bisogno di aspettare una certa età per iniziare a guardare il mondo con gli occhi di una persona matura: Ichiro è un personaggio dall'animo puro, cresciuto dal suo maestro mediante l'insegnamento di umili e genuini ideali all'interno di quella bolla nelle montagne di Kamakura in cui trascorre la sua infanzia, lontano da tutti, lontano dal crudele mondo che poi inevitabilmente si sarebbe scontrato con la sua purezza d'animo. Da qui tutto cambia, da qui la purezza di Ichiro inizia ad essere contaminata dalla crudele realtà che dovrà affrontare nel viaggio che dovrà intraprendere, in modo particolare all'interno della Edo antica segnata dallo Shogunato: Ichiro soffre, lotta per sopravvivere, lotta per ricostruirsi una vita all'interno di una realtà dove nessuno, o quasi, è pronto a tendergli la mano per salvarlo, se non per sfruttarlo per il proprio tornaconto a sue carissime spese. Nel suo percorso di formazione Ichiro scoprirà anche l'importanza del valore dell'amicizia, ma ciò da solo non sarà sufficiente a fare i conti con il grande dolore con cui dovrà convivere e le grandi sfide cui la vita lo porrà a dura prova. In fondo un po' tutti nella nostra vita siamo stati come Ichiro, costretti a dover rinunciare a una parte dell'innocenza e della purezza d'animo che ha caratterizzato la nostra vita fanciullesca per iniziare a convivere con le severe regole della giungla degli adulti, che molto spesso non guarda in faccia a nessuno. Nonostante non risulti approfondita come quella di Ichiro, ho trovato abbastanza soddisfacente la caratterizzazione dei personaggi secondari: Shin, Daichi e tutti gli altri (sebbene alcuni un po' più di passaggio rispetto agli altri) hanno dei tratti distintivi che li rende abbastanza caratteristici, senza mai sfociare nel banale o nello stereotipo. Anche loro rappresenteranno, alcuni nel bene, altri nel male, un tassello fondamentale nell'evoluzione del personaggio di Ichiro, soprattutto a partire dalla seconda metà del romanzo. Da tutto ciò si evince come Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio ricada perfettamente anche nel genere del Romanzo di Formazione, che vedrà coinvolta in prima linea, negli ultimi due libri della tetralogia, la misteriosa figura di Hiinahime, su cui mi ritrovo costretto a glissare visto l'elevato rischio di far spoiler a riguardo: è giusto che sia il lettore a capire di più su questo personaggio con la lettura del romanzo, perché anche questo fa parte dell'esperienza di lettura che caratterizza le Cronache dell'acero e del ciliegio.

Copertina italiana edita Ippocampo de "La Maschera del No"
Copertina italiana edita Ippocampo de "La Maschera del No"

Come già anticipato Le Cronache dell'Acero e del Ciliegio afferisce al genere del romanzo storico, e Camille Monceaux tiene a inquadrare con estrema precisione la cornice storica che caratterizza il suo romanzo: siamo all'inizio del XVII secolo, nei primissimi anni dall'istituzione dello Shogunato Tokugawa (col termine Shōgun si fa riferimento a un titolo ereditario conferito ai dittatori militari che governarono il Giappone tra il 1192 ed il 1868), sotto il quale la capitale del Giappone venne spostata a Edo (l'attuale Tokyo) e sotto il quale il paese visse un lungo periodo di pace e prosperità, scongiurando per molti l'anni l'inizio di una guerra civile. In questo romanzo la storia riveste un ruolo cruciale e Monceaux, al di là che il lettore conosca più o meno bene questo pezzo di storia, riesce ad essere chiara nel delineare la situazione politica e sociale che tale periodo storico ha inevitabilmente designato: nonostante infatti la prosperità economica e la pace, lo Shogunato si professa come una vera e propria diarchia in una società suddivisa in caste estremamente rigide, e che prevede delle leggi ferree che, nei casi più gravi, possono esitare anche con la pena di morte. Questo aspetto negativo del contesto storico-sociale risalta particolarmente bene se si pensa che la storia viene narrata dal punto di vista di Ichiro, che fa parte del gradino più basso della scala sociale dello Shogunato in cui più volte rischia o l'arresto da parte delle forze militari della città di Edo, o, ancor peggio, la vita stessa. Monceaux però non ci proietta soltanto nella storia, ma sceglie di immergere completamente il lettore all'interno di questo peculiare contesto: con la penna di Monceaux il lettore viaggia tanto con la fantasia, si ritrova a Edo grazie all'attenzione capillare dell'autrice per i dettagli sulla cultura, la società e la tradizione giapponese. Il risultato che ne viene fuori è estremamente affascinante, suggestivo ed evocativo, qualcosa in grado di rendere magica una storia che non ha magia al suo interno: un'ambientazione dettagliatissima, che farà sognare ad occhi aperti chi già è appassionato della cultura giapponese, ma che sarà in grado di attrarre a questo mondo fatto di luci e ombre anche chi, come il sottoscritto, non ne ha mai dimostrato particolare interesse.

"Certi giorni avrei dato tutto per dimenticare. Perché la mia memoria ridiventasse bianca come una collina innevata. Ma ogni giorno ricordo"

-Camille Monceaux, La Maschera del No

Camille Monceaux, con il suo stile incredibilmente immersivo, è riuscita a farmi sognare ad occhi aperti, a farmi appassionare a questa storia, a farmi staccare dalla realtà durante la lettura de La Maschera del No: è impossibile non affezionarsi alla purezza d'animo di Ichiro e non empatizzare col suo personaggio di fronte a tutto il dolore che è costretto ad affrontare all'interno della rigidissima realtà dello Shogunato. Una storia che non pensavo potesse coinvolgermi così tanto, una storia che la penna di Monceaux è stata in grado di rendere magica per la sua capillare attenzione per la storia, la cultura e le tradizioni giapponesi. Non vedo l'ora di leggere il secondo capitolo di questa tetralogia, che già con questo primo volume mi ha convinto quasi a pieni voti.

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