"La Collezionista di Anime" di Kylie Lee Baker

04.10.2022

Avere delle belle e originali idee non basta per scrivere bei libri. Questa frase ritengo possa condensare al meglio la mia opinione su La Collezionista di Anime di Kylie Lee Baker, primo libro della dilogia The Keeper of Night. Avevo buone aspettative su questo romanzo dark fantasy, ma, purtroppo, sono state parecchio deluse. Ciò che si salva principalmente di questo romanzo è l'idea del sistema magico e l'ambientazione arricchita del folklore giapponese: un mix di primo impatto suggestivo e accattivante, ma la cui resa si è dimostrata mediocre, probabilmente anche per via dell'inesperienza dell'autrice (si ricordi che questo è il suo libro di debutto)

La trama risulta essere uno dei primi elementi problematici, oltre che abbastanza bizzarri per come viene gestito lo sviluppo della storia: il ritmo narrativo è piuttosto scostante, si passa da rapide successioni di eventi a momenti puramente riflessivi o descrittivi senza alcuna gradualità. Ho trovato in generale i tasselli della trama anche piuttosto sconnessi fra loro, una successione di eventi e le cause che sottendono a questi molto spesso poco coerente. Inoltre questo è uno di quei casi rari in cui è ben chiaro il punto di partenza e di arrivo della storia, ma non si ha totalmente idea di come sviluppare la storia: l'inizio del romanzo con la presentazione del personaggio di Ren e del sistema magico di questi "sicari della Morte" (in Inghilterra Mietitori, in Giappone Shinigami) mi ha entusiasmato parecchio insieme alle atmosfere molto cupe e oscure che avrebbero caratterizzato questa storia; anche la conclusione in un certo senso l'ho trovata coerente col percorso di Ren e ben costruita per mettere delle piccole, anche se poco solide, basi per il successivo capitolo della dilogia. Il vero problema è lo sviluppo della storia, ovvero ciò che sta nel mezzo tra inizio e fine: sostanzialmente sarebbe stato possibile togliere questa parte, che si è rivelata quasi del tutto inutile per arrivare alla conclusione del romanzo, se non per mostrare al lettore il suggestivo folklore giapponese, con le sue tradizioni, storie e soprattutto leggende riguardanti il regno della Morte e le creature che popolano come gli spiriti yokai.

Nota dolente riguarda i personaggi, la protagonista Ren alla ricerca delle sue origini, e i due personaggi secondari, Neven, il fratello di Ren, e Hiro, un misterioso e rinnegato shinigami che i primi due, dopo a loro fuga da Londra una volta giunti in Giappone, incotrano a Yomi (il regno della Morte giapponese). Tutti e tre mi sono sembrati freddi, piatti, distanti, incapaci di suscitare in me alcun tipo di emozione (forse solo il povero Neven mi è sembrato aver un cuore e dei sentimenti). Anche in questo caso il potenziale era molto alto: il percorso di Ren si discosta da quello della classica eroina, anzi si muove completamente in direzione opposta, rappresentando un alternativo modello di anti-eroina; Ren vive costantemente da rinnegata fra i mietitori di Londra, in quanto suo padre si è macchiato della "colpa" di aver avuto come moglie una shinigami: in quanto mezza mietitrice e mezza shinigami, Ren viene costantemente sottomessa da un punto di vista psicologico, e la sua fuga sarà principalmente volta a ritrovare se stessa, anche se forse l'identità che sta ricercando potrebbe essere più oscura e tenebrosa di quanto si possa immaginare. Il senso di solitudine che caratterizza Ren è uno degli elementi che più ho apprezzato di questo personaggio, ma come detto prima, la resa di questo percorso e la sua successiva evoluzione è risultata troppo poco soddisfacente. Per non parlare dell'insta-love banalissimo di cui avremmo potuto tranquillamente fare a meno.

Fan Art dal web raffigurante i due personaggi principali: la protagonista Ren e il fratello Neven
Fan Art dal web raffigurante i due personaggi principali: la protagonista Ren e il fratello Neven

Come già anticipato Ambientazione e Sistema magico salvano questo grande "mappazzone", e danno dignità al sottogenere cui appartiene, che è appunto il dark fantasy: ho adorato il modo in cui l'autrice abbia concepito e descritto la morte attraverso i sicari della Morte, che operano ai fini di mantenere l'equilibrio demografico della popolazione nel mondo. Ognuno di questi sicari, in base alla localizzazione geografica, opera la raccolta delle anime in modo differente ed è dotato di poteri differenti: a Londra spiccano i Mietitori, fedeli al dio della Morte Ankou, che agiscono mediante la manipolazione del tempo (un potere estremamente affascinante), mentre in Giappone spiccano gli Shinigami, fedeli alla dea Izanami, capaci di controllare la Luce. Dei poteri molto intriganti che ben si amalgamano con le atmosfere tetre che caratterizzano i luoghi in cui si svolge la storia: le descrizioni, sebbene non molto precise, sono abbastanza suggestive (in modo particolare quelle dell'aldilà giapponese, Yomi) e riescono a far calare il lettore in questo regno tenebroso. Si vede l'attenzione posta per il folklore giapponese e l'attenzione per tradizioni, miti, leggende come nel caso degli yokai, per certi aspetti anche troppo approfonditi.

"Per tutta la mia vita mi avevano detto ciò che non potevi essere [...]. Perché sono l'unica a non avere voce in capitolo sulla mia identità?"

-Kylie Lee Baker, La Collezionista di Anime

Copertina originale del secondo libro della dilogia "The Empress of Time"
Copertina originale del secondo libro della dilogia "The Empress of Time"

La Collezionista di Anime mi ha deluso, ma non in modo così eclatante dato che le idee su cui poggia sono abbastanza valide. Ha influito molto lo stile acerbo dell'autrice (oltre che uno scarso editing della bozza finale del testo), che mi auguro in futuro possa migliorare per poter scrivere libri di un livello, a mio parere, decisamente superiore a questo. Con altissima probabilità leggerò il secondo e ultimo volume di questa dilogia, The Empress of Time, dato che il finale mi ha messo abbastanza curiosità sul proseguimento della storia, anche se le aspettative rimarranno comunque molto basse. Non mi sento di consigliare fortemente questo libro, ma se cercate una storia molto semplice, amate le atmosfere cupe, le ambientazioni giapponesi e personaggi dalla moralità grigia, allora questo libro potrebbe conquistarvi. D'altronde è sempre curioso leggere di storie dove non sempre gli eroi sono protagonisti e dove non sempre il bene è realmente vincitore.

Voto: 2,5/5

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